martedì 11 marzo 2008

Bagnasco e il tentativo cattolico di monopolizzare la solidarietà

In un mondo che si appiattisce come sostiene Friedman editorialista del NY times, in Italia si cercano nuove gerarchie, si cotruiscono nuove montagni, eterni monoliti, e magari si rispolverano vecchie idee politiche tornate di moda per realizarre operazioni di marketing e comunicaizone politica.

Il Cardinale Bagnasco, a capo della Cei, ha sostenuto la necessità di incrementare il reddito dei lavoratori e di prestare attenzione ai bisogni primari delle persone legati soprattutto alla possiblità di acquistare immobili da destinare ad uso abitativo.

Il Cardinale si è però dimenticato di chiedere il miglioramento della scuola pubblica, della sanità pubblica, il riordino della finanza locale e la riorganizzazione delle imprese municipalizzate, tutte politiche necessarie per realizzare una nuova politica dei redditi.

Sotto il profilo dei servizi sociali infatti l'aumento di salario è una crescita se si accompagna alla gratuità o alla non onerosità delle prestazioni assistenziali, sanitarie, sociali, offerte sul territorio locale.

Sicchè chiedere maggiore salario, motivando questa richiesta con ragioni solidali, non ha senso se dall'altro lato , a livello territoriale i servizi vengono privatizzati o vivono tensioni inflazionistiche.


Ma ovviamente, la trattazione complessiva della materia non può essere seguita fino in fondo nella Chiesa Cattolica che così rischierebbe di perdere terreno nel mercato a somma zero della solidarietà.

Se la solidarietà divenisse appannaggio di uno stato laico, o di imprese laiche, cosa farebbe la Chiesa della sua missione di carità?

Allora meglio lasciare che lo Stato sparisca annegando nella globalizzazione, come modernità liquida, e con esso i suoi principi mutualistici e democratici e riprendere sul territorio la funzione di unico offerente di solidarietà, per tornare ad avere un ruolo, che negli anni della democrazia assistenziale la Chiesa aveva perso, o comunque ridimensionato , sollevandosi però anche dal relativo impegno finanziario, scaricato sullo Stato e sui contribuenti pubblici.

Ora però sprazzi di welfare state ritornano. Il Cardinale chiede una politica dei salari. Del resto, di fronte alla incertezza dell'esistenza un incremento di salario è sempre positivo sotto il punto di vista psicologico.

Tuttavia esso è pure inutile sotto il punto di vista economico.

Perchè la sussidiarietà orizzontale che la Chiesa ha fortemente voluto a livello territoriale, la fuoriuscita dello Stato dalle attività di assistenza "laica", porterà complessivamente ad una crescita del mercato, del privato "sociale" a livello locale, con una crescita dei prezzi per le prestazioni assistenziali e previdenziali, legate cioè al settore dei servizi sociali, senza che tuttavia si riducano le tasse, poichè , come noto questi enti, questo "privato sociale", opera sempre con i fondi dei contribuenti, pure trattenendo autorità e potere presso di se.

Ecco duqnue sveltata la strategia demagogica che risiede dietro la richiesta dell'aumento del salario.

Da un lato si chiede un aumneto di salario per sostenere il bisogno di solidarietà delle famiglie e delle persone e dall'altro si accetta la privatizzazione a livello locale dei servizi assistenziali, acquisendo in ciò maggiore prestigio e potere.

Certo l'incremento del salario è necessario, ma da solo è inutile per incrementare la solidarità, deve accompagnarsi anche ad una politica integrata delle prestazione dei servizi sociali su base territoriale, sottoposta al controllo democratico dei cittadini contribuenti e utenti.

Nessun commento: